L’Alpe 17 - Fotografia e montagna
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Codice prodotto
ALPE17
Autore:
AA.VV.
Editore:
PRIULI & VERLUCCA
Raccontarsi e raccontare il mondo: in un clima ottocentesco condizionato dalla fantasia romantica, la fotografia si presentò con un timbro di oggettività: «quello che vedi è veramente accaduto».
Etnografo per caso: in quindici anni Paul Scheuermeir visitò e descrisse con la macchina fotografica circa trecento paesi dalla Valle d’Aosta al Canton Ticino all’Istria.
L’avventura della fotografia di montagna: il Museo Nazionale della Montagna di Torino ha una lunga frequentazione con il mondo della fotografia.
La gioia sospesa: gli archivi fotografici della Società Alpina Friulana e della Società Alpina delle Giulie rappresentano un’eccezionale testimonianza dell’associazionismo.
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In un contesto di splendida fantasia la fotografia si presentò con un alone di oggettività e le sue riprese apparvero come un certificato probatorio che recitava con forza: «quello che vedi è veramente accaduto, i luoghi sono quelli e le persone sono riconoscibili». È come se il mondo si contraesse all’improvviso: il lontano non è più così remoto, anche le montagne sono sotto i nostri occhi e la loro immagine non è più aleatoria.
Raccontarsi e raccontare il mondo: in un clima ottocentesco condizionato dalla fantasia romantica, la fotografia si presentò con un timbro di oggettività: «quello che vedi è veramente accaduto».
Etnografo per caso: in quindici anni Paul Scheuermeir visitò e descrisse con la macchina fotografica circa trecento paesi dalla Valle d’Aosta al Canton Ticino all’Istria.
Un altro cielo: dagli scatti elitari delle prime villeggiature, dove il ritratto dei personaggi prevaleva sullo sfondo, alle istantanee fai da te del Novecento avanzato.
L’avventura della fotografia di montagna: il Museo Nazionale della Montagna di Torino ha una lunga frequentazione con il mondo della fotografia, con un archivio unico in Italia.
Sposarsi in Vercors: gli scatti di matrimonio scattati cento anni fa sull’altopiano del Vercors, sono un documento in cui la fotografia viene in soccorso dell’antropologia.
Alpinismo e fotografia: le prime raccolte di immagini mostrano il ruolo della fotografia nella divulgazione alpina, come se la scalata avesse affidato la propria legittimazione alla macchina.
Sedici fotografi esemplari: una sintetica scelta di professionisti e dilettanti che, per il rilievo dell’attività alpinistica e la diffusione delle immagini, hanno segnato la storia.
Gli impressionisti della neve: fotografare lo sci può diventare una professione, ma rimane innanzi tutto una grande passione. Che può svilupparsi al punto da superare quella dello sciare.
La gioia sospesa: gli archivi fotografici della Società Alpina Friulana e della Società Alpina delle Giulie rappresentano un’eccezionale testimonianza dell’associazionismo.
Finte naturali: «Se esistono belle ragazze proposte come playmate, esistono belle montagne apparecchiate come playmountain. Finte naturali, rappresentate per incantare».
Gli anni della complicità: con l’affermazione dell’arrampicata sportiva, negli anni Ottanta del Novecento, atleta e fotografo diventano «complici» per esaltare e divulgare i gesti della scalata.
La camera chiara, ovvero l’innovazione digitale: per passare da una tecnica vecchia a una nuova occorrono strumenti e idee alternative, propensione al cambiamento, e un periodo di sperimentazione.
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Autore | AA.VV. |
Editore | PRIULI & VERLUCCA |
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