L’Alpe 13 - Sci per pochi, sci per tutti

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ALPE13
Autore: AA.VV.
Editore: PRIULI & VERLUCCA
L’oro bianco delle Alpi. C’è chi ha definito la civiltà alpina ottocentesca come “la civiltà del latte”, l’oro bianco prodotto sui pascoli e negli alpeggi. Un secolo più tardi, con una coincidenza metaforica gravida di significati, anche la neve è stata identificata con “l’oro bianco delle Alpi”. Scuola di vita: le origini e gli sviluppi dello sci in Trentino, tra passione spontanea, gioiosa competizione e strumentalizzazione politica.

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L’oro bianco delle Alpi. C’è chi ha definito la civiltà alpina ottocentesca come “la civiltà del latte”, l’oro bianco prodotto sui pascoli e negli alpeggi. Un secolo più tardi, con una coincidenza metaforica gravida di significati, anche la neve è stata identificata con “l’oro bianco delle Alpi”. Naturalmente non la neve in quanto elemento costitutivo del paesaggio invernale alpino, amico-nemico del montanaro, buono per conservare i morti d’inverno e far scivolare a valle il fieno sulle slitte, ma la neve in quanto presupposto del diabolico attrezzo destinato a scardinare e rifondare l’economia alpina novecentesca: lo sci. La montagna in discesa: lo sci è l’altra faccia dell’alpinismo. Fornisce agli alpinisti e agli appassionati l’alibi per mostrarsi giovani e liberare la propria femminilità. L’altro Kind: le storie attribuiscono all’ingegnere svizzero Adolfo Kind l’introduzione dello «ski» in Italia, ma tacciono il ruolo del figlio Paolo. Scuola di vita: le origini e gli sviluppi dello sci in Trentino, tra passione spontanea, gioiosa competizione e strumentalizzazione politica. Auto e sci: libertà e avventura novecentesca, simbolizzata dalle tracce lasciate sulla neve dagli sci e sull’asfalto dai pneumatici delle automobili sportive. Questione di neve: come il latte, anche la neve è stata identificata con «l’oro bianco delle Alpi». A causa del diabolico attrezzo che ha rifondato l’economia alpina. La rivoluzione dello sci alpino: «prima si sciava dove c’era un villaggio; ora si crea un villaggio dove si scia». Il termine «rivoluzione» è insufficiente, debole. Sia fatta tabula rasa del passato: il barone Coubertin rifiutava i Giochi invernali. Lo sci di discesa ha vinto la sua battaglia solo nel 1924, sulle nevi di Chamonix. Il cortocircuito dello sci di massa: piste levigate come biliardi, con steccati, reti e ripari imbottiti. Le conseguenze? Sciare costa sempre di più e soddisfa sempre meno. La maratona dei ghiacciai: per spiegare la leggenda del Trofeo Mezzalama non può bastare lo scenario grandioso di vette e ghiacciai. Bisogna risalire alle origini della gara. Marcialonga 1971: la più classica gran fondo italiana nel racconto di un ironico protagonista e nelle fotografie di un grande fotografo. In una conca colma di neve: si può raccontare uno sport praticato in prima persona? Forse il problema è tutto qua, indagando tra le pagine in cerca di una letteratura sullo sci. Troppo bello per parlarne: Hemingway, lo sci, le Alpi: un amore posto in secondo piano da altri paesaggi letterari. Eppure lo sci fu molto importante per lo scrittore americano.
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